Che poi quando la sveglia è suonata alle 4,30 del mattino mi sono chiesto “Ma chi me lo ha fatto fare!”
Un caffè ad occhi chiusi, l’uniforme da indossare, i panini da prendere e la borraccia da riempire. Fuori è ovviamente notte, di quelle umide. Appuntamento alle 5.30, ci aspetta un pulman e un paio d’ore di strada.
La Marcia della Pace – Perugia Assisi è un incontro annuale, una lunga passeggiata per le verdi vie dell’Umbria. Siamo in undici, 5 esploratori e sei adulti accompagnatori – tra capi e genitori. Il Comune di Ariccia partecipa alla manifestazione e – si parla di Pace! – potevamo mancare noi Scout?
C’e’ nebbia e sembra faccia meno caldo dei gioni passati, l’alba ci sorprende sulla E45 mentre sul pulman si cerca di dormire. Siamo una quarantina, chi dorme, chi chiacchiera, qualcuno sente musica.
Quando arriviamo a destinazione scopriamo che il nostro punto di partenza ci consentirà di risparmiare qualcuno dei 24 Km che compongono l’intero tragitto. Beh, dopotutto non è una cattiva notizia. Si scende, foto di rito, l’appuntamento per il ritorno – puntuali ! – … e si parte. Un piede metti e l’altro leva, i ragazzi avanti, passo nervoso e rapido, noi diversamente giovani qualche passo indietro, che una chiacchiera aiuta a camminare. Siamo tanti ora, un fiume di gente che si muove con la stessa andatura e nela stessa direzione. Ci si guarda intorno per vedere chi sono i compagni di viaggio. Tanti colori, tra tutti quelli dell’arcobaleno delle mille bandiere, e tante magliette, a portare il messaggio delle tante associazioni presenti. Qualche fazzolettone, non moltissimi in verità, per via di un inspiegabile decisione che ha privato della Marcia di un delle sua anime storiche.
Bancarelle di autofinanziamento si susseguono a bordostrada, da mille siamo diventati centomila, lo scopriremo poi leggendo il resoconto della giornata sui vari siti di informazione. Centomila anime diverse e – questo è il valore profondo della giornata – almeno per oggi queste differenze sono riposte, in nome di un valore che sovrasta tutti gli altri e di fronte al quale ci inchiniamo tutti.
I metri si fanno chilometri, i minuti ore di cammino, i colori e i visi si moltiplicano, stordiscono. Non ci accorgiamo quasi che inizia a fare caldo, il sole alla fine ha vinto la nebbia. Intorno a noi motociclisti a piedi, donatori di sangue, ragazzi con i pattini, un oca con la bandiera delle pace attorno al collo, bambini in passeggino spinti da mamma e papà, missionari, Scuole di ogni ordine e grado, grandi striscioni e piccoli cartelli appesi alle spalle, scarponcini da trekking e donne coi tacchi – ma no, dai, sarà qualcuno che abita qua attorno! – gruppi in preghiera e clown che marciano al ritmo di un alfabeto cantato. Qualcuno in giacca e cravatta. Due acrobati sui trampoli, un gruppo musicale sul ribaltabile di un camion. I sorrisi dei nostri ragazzi – giocano, chacchierano, si spingono e corrono, ci distanziano e ci aspettano, irridenti. Ci rendono orgogliosi, sono belli, partecipi e incuriositi.
Ora di fare una sosta, a Santa Maria degli Angeli ci troviamo un posto per mangiare il nostro panino e per un caffè – però, gia l’una, mica me ne sono accorto! -. Una pausa e poi via, verso Assisi. Sembra vicino, e invece non arriva, non arriva mai. Le nostre gambe comiciano a fare male, quelle dei nostri ragazzi continuano a dare il ritmo alla giornata. Non facciamo a tempo ad arrivare alla Rocca, troppa gente e forse una sosta troppo lunga. C’e’ un pulman da riprendere ed un appuntamento da rispettare. E in fondo, forse, ci perdiamo solo qualche discorso, magari un po troppo enfatico, dall’alto di un palco .
Si torna indietro, lo stesso sorriso di stamattina. Un piede metti e l’altro leva, ora le gambe sembrano pesare, e le scarpe improvvisamente sembrano essersi strette di un paio di numeri…
Di nuovo santa Maria degli Angeli, un po’ di musica e un gelato, poi lentamente, sempre piu’ lentamente, siamo andati alla caccia del nostro pulman.
Ed eccolo, laggiu’ che ci aspetta. E poi siamo noi ad aspettare gli inevitabili ritardatari, ma oggi va tutto bene. Come vanno bene, in fondo, anche le quattro ore per fare la Perugia Roma. Giusto il tempo di schiacciare un pisolino, giocare con i giovani del liceo Joyce – non conoscete Caro Diario di Moretti? Nemmeno un Sacco Bello di Verdone?? O Santa Pazienza….. – e ascoltare le loro voci cantare canzoni nuove. E belle. E poi casa.
Quando siamo arrivati ad Ariccia erano quasi le undici. E si, se penso a stamattina ora sono in grado di darmi la risposta. Non so chi me lo ha fatto fare, ma lo ringrazio.
E’ stata una bella giornata, ci portiamo appresso i sorrisi dei nostri ragazzi, il migliore accompagnamento per la Marcia della Pace. Quel sorriso non dura un giorno solo.
E l’anno prossimo ci torniamo.
E l’anno prossimo ci torniamo.